Tra studenti, trasfertisti e scarsità di appartamenti tradizionali
Torino è una delle città universitarie più importanti d’Italia, oltre che un polo industriale e tecnologico di rilievo europeo. Questa doppia identità – accademica e lavorativa – la rende un punto di attrazione costante per studenti fuori sede e lavoratori trasfertisti, due categorie che hanno un forte impatto sul mercato delle locazioni.
Negli ultimi anni, però, la città sta vivendo una situazione di tensione abitativa: la domanda cresce, mentre l’offerta di appartamenti in locazione tradizionale si riduce. Una dinamica che sta cambiando il volto del mercato immobiliare torinese e che merita un’analisi approfondita.
Torino ospita circa 100.000 studenti universitari, distribuiti tra l’Università degli Studi e il Politecnico, due realtà di eccellenza che attirano ogni anno migliaia di giovani anche dall’estero. La quota di studenti fuori sede è altissima e concentra la domanda di stanze e appartamenti soprattutto nei quartieri San Salvario, Vanchiglia, Crocetta e Santa Rita.
Parallelamente, la città rimane un centro produttivo legato all’automotive, all’aerospazio, alle tecnologie digitali e alla ricerca scientifica. Sempre più aziende portano a Torino manager e professionisti in trasferta, con necessità abitative temporanee ma qualificate.
Questo mix di esigenze – studio e lavoro – crea una pressione crescente sul mercato delle locazioni, con effetti tangibili su prezzi e disponibilità.
Nonostante Torino non sia tra le città più care d’Italia come Milano o Bologna, negli ultimi anni i canoni hanno registrato un aumento costante. Secondo le rilevazioni più recenti, un bilocale in zone semicentrali può superare facilmente i 700-800 euro mensili, mentre una stanza singola nelle zone universitarie va dai 400 ai 550 euro.
La scarsità di appartamenti tradizionali dipende da diversi fattori:
Affitti brevi e turistici: zone come il centro storico e San Salvario hanno visto molti appartamenti trasformarsi in case vacanze.
Scarsa fiducia nei contratti 4+4: i proprietari preferiscono formule transitorie per studenti e trasfertisti, che garantiscono più flessibilità.
Immobili sfitti: una parte consistente del patrimonio edilizio, specie nelle periferie, resta inutilizzato a causa di lavori necessari o di scarsa redditività percepita.
Il risultato è che gli appartamenti destinati alla locazione stabile sono pochi e costosi, lasciando studenti e residenti in forte competizione.
Gli studenti universitari sono tra i più colpiti da questa dinamica. Se un tempo Torino veniva considerata una città “accessibile”, oggi i costi sono diventati un ostacolo per molte famiglie.
In quartieri come San Salvario e Vanchiglia, vicini a poli universitari, i canoni sono schizzati verso l’alto.
Le residenze universitarie pubbliche non riescono a soddisfare che una minima parte della domanda, costringendo la maggioranza a rivolgersi al mercato privato.
Molti studenti finiscono per vivere in appartamenti condivisi con 3-4 coinquilini, sacrificando spazi e privacy pur di rimanere in zone centrali e ben collegate.
Questa situazione genera proteste e richieste di maggiori investimenti da parte delle istituzioni per studentati moderni e accessibili.
Non solo studenti: Torino ospita anche un numero crescente di lavoratori in trasferta. Tecnici, ingegneri, manager e professionisti vengono inviati in città per progetti temporanei da aziende locali o multinazionali.
Questi inquilini hanno esigenze specifiche:
contratti brevi e senza vincoli,
appartamenti arredati e moderni,
zone ben collegate ai poli industriali e tecnologici (Mirafiori, Lingotto, Porta Susa, Politecnico).
Per i proprietari, i trasfertisti rappresentano inquilini ideali: solvibili, temporanei e con richieste chiare. Questo porta però a una sottrazione ulteriore di alloggi dal mercato tradizionale.
Il vero problema è che a Torino, come altrove, studenti e trasfertisti competono con i residenti per gli stessi appartamenti. Per un proprietario, è più vantaggioso affittare a uno studente o a un professionista per pochi mesi, piuttosto che impegnarsi in un contratto lungo con una famiglia.
Questa tendenza ha tre effetti immediati:
aumento dei canoni medi,
maggiore precarietà abitativa,
esclusione progressiva di chi cerca stabilità a lungo termine.
La scarsità di appartamenti in locazione tradizionale produce effetti tangibili sul tessuto urbano torinese:
Difficoltà per i giovani professionisti: i neolaureati attratti dalle opportunità lavorative della città faticano a trovare una casa sostenibile.
Pressione sugli studenti: chi non ha sostegno economico adeguato rischia di rinunciare all’università o di trasferirsi in quartieri periferici scarsamente collegati.
Polarizzazione urbana: il centro e i quartieri universitari si trasformano in zone a vocazione turistica o temporanea, mentre i residenti vengono spinti verso l’esterno.
Mercato grigio: proliferano contratti non registrati o subaffitti non regolamentati, con minori tutele sia per inquilini che per proprietari.
La sfida è complessa, ma Torino può adottare alcune strategie mirate per riequilibrare il mercato:
Residenze universitarie moderne: servono investimenti, pubblici e privati, per ampliare l’offerta di posti letto per studenti, oggi nettamente insufficiente.
Housing temporaneo per trasfertisti: promuovere il co-living e formule abitative dedicate, così da non sottrarre appartamenti al mercato residenziale tradizionale.
Incentivi ai proprietari: sgravi fiscali e fondi di garanzia per chi affitta con contratti regolari e a canoni calmierati.
Regolamentazione degli affitti brevi: limitare la concentrazione eccessiva di case vacanze in zone centrali, riportando parte degli immobili verso l’affitto tradizionale.
Riuso del patrimonio sfitto: favorire la ristrutturazione e l’immissione sul mercato degli immobili vuoti, specie nelle aree semicentrali e periferiche.
Il mercato delle locazioni a Torino è oggi al centro di un equilibrio delicato: la città è attrattiva per studenti e lavoratori, ma l’offerta di appartamenti tradizionali non basta a coprire la domanda.
Se non si interviene, Torino rischia di vedere crescere le disuguaglianze e di compromettere la sua capacità di attrarre nuovi talenti. La strada passa attraverso politiche pubbliche lungimiranti e iniziative private innovative, capaci di bilanciare le esigenze dei proprietari con quelle di chi studia, lavora e vive in città.
La sfida è aperta: rendere Torino una città non solo accogliente e dinamica, ma anche sostenibile sul piano abitativo.
Il Team di Immobiliare Bramante